Sulle pendici dell’Etna per
ViniMilo
di Andrea Dal Cero
"In nemore milensi salus" è scritto sul
cartello che ci accoglie alle porte del paese: nei boschi di Milo la
salute. Noi stavamo per perdercela! Arrivare dal nord assolato e ancora
vacanziero per trovarsi in mezzo ad un autentico fortunale è stata una
vera sorpresa. Mentre la Calabria ionica andava sott’acqua a poche miglia
nautiche di fronte alla nostra costa, il comparto etneo ci ha accolti con
una vera dimostrazione di forza in fatto di fenomeni atmosferici. Soltanto
nelle sporadiche aperture del cielo e in occasione di qualche fugace
raggio di sole (era l’inizio di settembre) potevamo ammirare il panorama
intorno a noi nella sua interezza: una visione probabilmente unica in
Europa. Il mare in faccia a qualche chilometro e cinquecento metri più in
basso, da Taormina a est fin quasi a Catania a ovest; la montagna del
vulcano alle nostre spalle, con i suoi boschi che si perdono in quota
nella nebbia in cui la cima scompare alla vista. L’abbiamo visitata,
questa montagna inquietante. Siamo saliti tra i boschi di
castagni, di larici e ontani sempre più su, dove la ginestra regna sovrana
e ancora più in alto dove la betulla dell’Etna riflette argentata la luce
che riesce a filtrare nella nebbia, fino al deserto pietroso dove la
vegetazione non riesce più a vivere e solo muschi e licheni popolano le
pendici del vulcano. Sui versanti della montagna le colate laviche segnano
profondamente il paesaggio. Le più recenti sono ancora nere come il
carbone; le più antiche risultano più chiare perché coraggiose piantine
pioniere le stanno popolando. Aiuole di spinosissimo astragalo ospitano
piante aromatiche e margherite giganti. Alla base di ogni colata, lì dove
la lava si è fermata, c’è una chiesetta, una statua della Madonna o di
Sant’Andrea, il patrono di Milo. Soltanto una volta la lava non si fermò e
nessuna chiesa fu eretta a ricordo: un intero paese fu distrutto prima che
la colata si buttasse in mare. Terra estrema, questa, dove la
precarietà è accettata con una filosofia di vita vecchia di generazioni.
Ma anche terra di cultura profonda e di energia che si rispecchiano nel
rispetto di tradizioni ancora vive, nei visi aperti della gente, negli
occhi delle ragazze. A Milo ci siamo venuti per l’appuntamento annuale che
questa piccola cittadina ha saputo costruire e valorizzare negli anni, la
sua festa del vino: la ViniMilo. Nomi importanti del comparto enologico
italiano ci hanno preceduti, ospiti di questa manifestazione cui la
Sicilia da grande importanza. Etna Bianco originato da uve Carricante ed
Etna Rosso dai classici vitigni di Nerello Mascalese, sono i più classici
vini etnei. Qui a Milo viene anche prodotto l’Etna Bianco Superiore e
l’Etna Rosato. Li abbiamo assaggiati, accompagnati dall’infaticabile
sindaco Paolo Sessa, nell’azieda agricola Barone di Villagrande del
professor Carlo Nicolosi. Ci è piaciuto soprattutto il Bianco Superiore
che hanno chiamato Fiore. Tutto da vitigno Carricante, ha subito una
veloce criomacerazione prima di evolvere in legno per più di sei mesi e di
riposare qualche tempo in barrique. Il legno si sente ma non è
preponderante, il vino è equilibrato, ricco di intensità al palato e lungo
dopo il suo passaggio. E’ forse un po’ carente in fatto di profumo, ma ci
sembra, dopo tanti assaggi, che l’aroma non troppo intenso sia una
caratteristica di tutti i bianchi di questa zona. E’ comunque un vino di
corpo e di grande struttura che ben si identifica con questa terra che lo
origina. Per le strade di Milo scoppia la festa: migliaia di persone
salgono fin qui in ogni sera della manifestazione. La musica è diffusa
direttamente dal palazzo del Comune, per le strade si vendono salumi,
formaggi e dolci tipici della tradizione etnea. Questa ViniMilo è una
davvero piacevole scoperta. Se qualcuno di voi si trovasse da queste parti
l’anno prossimo in settembre non se la lasci scappare.
Etnino® ringrazia
il Dott. Dal Cero per aver autorizzato e concesso la pubblicazione su
www.etnino.it
del suo articolo.
CRITICANDO
S'IMPARA.
Dato, l' ormai prossima
inaugurazione della stagione "SAGRESTALE" Etnea, vi chiediamo, (sempre che lo
vogliate), di inviarci le vostre sensazioni e opinioni sulle sagre da voi
visitate. I vostri racconti e i vostri giudizi positivi e/o negativi verranno da
noi catalogati e pubblicati sul sito di ETNINO e aiuteranno noi tutti a capire
realmente e in maniera del tutto imparziale lo stato di salute attuale
delle nostre sagre.
Un punto di vista più o meno critico proposto, per una
volta, dalla gente comune che ci aiuterà a capire come sono organizzate le
sagre, e cosa si dovrebbe aggiungere o togliere per renderle ancor più
interessanti e originali. Siamo certi che i consigli di voi tutti serviranno
alle diverse amministrazioni comunali per intervenire sempre meglio ed
efficacemente nelle programmazioni future.
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