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AGOSTO 2004
Il nostro breve
viaggio ha inizio in un caldo ed afoso venerdì d’agosto, uno di quei giorni in
cui la colonnina di mercurio in Sicilia sale vertiginosamente e lo scirocco
d’Africa non dà tregua; gli intrepidi vacanzieri, armati di buona volontà ed
aria condizionata a palla, sono Fabio, Manuela, Ezio, Deborah, Salvo ed Agata,
un sestetto ancora tutto da collaudare
Lungo il
tragitto che da Catania ci porterà fino a Ragusa è possibile ammirare i numerosi
piccoli centri urbani arroccati sulle brulle montagne dell’entroterra, ai lati
dei quali si estendono a perdita d’occhio le immense e lussureggianti
coltivazioni della Piana di Catania, una vera delizia per gli occhi. La Sicilia
regala panorami naturali difficili da dimenticare; la natura così varia cambia
il paesaggio continuamente in una girandola di odori e colori meravigliosi.
Giunti nella
frazione di Santa Barbara, tra Casuzze e Marina di Ragusa, velocizziamo le
manovre di insediamento nel piano superiore di una graziosa villa, proprietà
della famiglia Mazza, per approfittare degli ultimi scampoli di sole ed
inaugurare la vacanza con un bel bagno propiziatorio. Noi ragazze ci sediamo
sulla sabbia e ci lasciamo andare ad una severissima ed impietosa valutazione
dei nostri rispettivi ragazzi; il risultato non supera la sufficienza, quindi
tutti e tre rimandati alla prossima estate sperando che un po’ di dieta e
palestra facciano il miracolo!!!!!!!!
La nostra prima
tappa è una scoperta notturna di Ragusa Ibla, la città vecchia,che nelle piccole
strade e piazzette, nel saliscendi delle vie rimane un tipico insediamento
urbano quasi intatto. Qui predominano architetture barocche di grande effetto
scenografico e Manuela, da diva d‘altri tempi, passeggia per le vie del centro
storico con un grazioso cappellino acquistato, con “notevole entusiasmo”, da
Fabio.
Il nostro sabato
comincia con una abbondantissima colazione, preparata amorevolmente dai coniugi
Mazza, ed una bella chiaccherata ricca di consigli sui luoghi da visitare. Prima
destinazione è la spiaggia di Pozzallo dove trascorrere una tipica giornata
estiva all’insegna di sole, mare e sfide goliardiche a beachvolley con gli amici
che ci hanno raggiunto dai dintorni o addirittura da Catania. Nel pomeriggio
decidiamo di dare una svolta culturale alla giornata e andiamo a visitare Scicli,
una cittadina posta in una conca, all’incrocio di due valli circondate da
colline rocciose. E’ stata riconosciuta come patrimonio dell’umanità dall’UNESCO
per il suo scenario architettonico ricco di santuari rupestri, chiese splendide,
conventi ed edifici di ogni epoca perfettamente conservati; tra le numerose
bellezze artistiche ha sicuramente colpito un po’ tutti la tela di Pascucci,
all’interno della Chiesa Madre, raffigurante la Madonna delle Milizie, l’unica
raffigurazione della Madonna a cavallo con la spada in mano, dalla cui leggenda
è nata la festa più caratteristica di questa cittadina. La festa, nell’ultima
domenica di maggio, celebra un rito che coinvolge l’intera città in una colorata
e scenografica rappresentazione che richiama ogni anno folle di visitatori.
Vorrei aprire
una piccola parentesi su un personaggio singolare della nostra allegra compagnia,
che risponde al nome di Salvo; il curioso elemento sembra aver fatto un viaggio
a parte rispetto al resto del gruppo perché il suo unico interesse era scoprire
ed assaporare ogni specialità gastronomica e pasticcera delle località visitate,
delle quali stilava in seguito una divertente classifica.
Lasciata Scicli ci dirigiamo verso
Modica, città per secoli capitale di una prestigiosa Contea che racchiudeva
tutto il circondario; molto particolare è la sua forma ad anfiteatro, quasi a
volersi arrampicare sui declivi delle colline che la circondano.
Inizialmente
il nostro approccio a Modica è a dir poco convulso, in quanto io e Manu corriamo
per la via principale alla ricerca di un bel regalo per la famiglia che ci ha
ospitati con tanta gentilezza; l’operazione, purtroppo, si protrae per circa
un’ora, tra dubbi amletici e telefonate di soccorso a più esperti genitori.
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